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Intervista a Chiara Tron: “In ‘Viola come il mare 2’ tra amori tormentati e l’importanza di ascoltare” L'attrice si racconta su La voce dello schermo parlando della sua Tamara nella fiction di Canale 5 con protagonisti Can Yaman e Francesca Chillemi.

Mag 9, 2024
Foto di Dario Tucci

Da venerdì 3 maggio va in onda su Canale 5 la seconda stagione di “Viola Come Il Mare”, fiction con protagonisti Can Yaman e Francesca Chillemi e prodotta da Lux Vide in collaborazione con RTI. Uno dei personaggi più amati della serie è sicuramente quello di Tamara Graziosi, presenza fondamentale nella vita di Viola e interpretata da Chiara Tron. Abbiamo intervistato su “La voce dello schermo” proprio Chiara per parlare della sua Tamara, dei tanti aspetti che riguardano “Viola Come Il Mare” e di cosa abbia significato per lei condividere il set con Francesca Chillemi e con Can Yaman. Ma non è tutto: l’attrice ha anche raccontato del forte legame che ha creato con la Sicilia e di quanto sia stato importante per lei far parte del Laboratorio di arti sceniche diretto da Massimiliano Bruno, che le ha permesso di recitare in un’amatissima commedia italiana: “Ritorno al Crimine”. Questo e altro nella nostra intervista a Chiara Tron. A voi…

Foto di Dario Tucci

Salve Chiara, benvenuta su “La voce dello schermo”. Partiamo dalla seconda stagione di “Viola come il mare”. Quali sono gli aspetti che ami di Tamara?

Salve a tutti, grazie. Di Tamara mi piace la sua diversità rispetto al mio modo di essere e, allo stesso tempo, il suo modo dolce di affezionarsi, che è un aspetto che condividiamo e che ci accomuna. Mi diverte molto interpretarla e già dalla prima lettura del copione ero elettrizzata all’idea di dover vestire i panni di un personaggio così diverso da me. Io mi ritengo più estroversa, più accogliente ed empatica, mentre Tamara crea muri ma possiede il mio stesso modo di voler bene alle persone.

Quali aspetti ti hanno affascinato della serie?

Della serie mi piacciono le relazioni umane che racconta. In questa seconda stagione, a mio parere, è presente un approfondimento ancora maggiore rispetto alla prima. È bello vedere questa sorta di eroina, con questo super potere che ritengo interessante. Spesso il sapere ascoltare l’altro e il riconoscere ciò che prova viene sottovalutato. Si tende sempre a essere prepotenti e a cercare di primeggiare. Invece di Viola mi piace molto il fatto che dia la precedenza a ciò che provano gli altri, per entrarci in contatto e mettere la sua soggettività a loro servizio. 

La serie mostra l’importanza di entrare in empatia con gli altri. Secondo te quanta empatia c’è nel 2024?

Sono una super fan dell’empatia e baso la mia vita su questo. Mi rendo conto, però, che non è così scontato ritrovarla e forse un po’ si sta perdendo. Tuttavia, sono molto fiduciosa perché mi rendo conto che se mi pongo in un certo modo con le persone, facendo vedere che non c’è giudizio e sono disposta a conoscere l’altro, riesco a entrare in empatia con loro. Credo si tratti semplicemente di fare il primo passo, siamo animali sociali e se non mostriamo empatia noi non capisco chi dovrebbe farlo.

Trovi che sia più stimolante interpretare un personaggio differente dal tuo modo di essere?

Più che più stimolante la reputo un’occasione unica, perché quando si interpreta un personaggio simile al proprio modo di essere non capita di dire: “non avrò mai la possibilità di interpretare un personaggio del genere” perché riproduce qualcosa che esiste già nella vita. Invece, quando vesti i panni di qualcuno molto diverso da te, non sai mai quando ti ricapiterà di metterti alla prova in quel modo.

Hai trovato delle difficoltà a interpretare un personaggio siciliano, dal momento che sei di Roma?

Sembra brutto se dico di no? È andato tutto liscio! (ride ndr.) Quando ho fatto il primo provino per interpretare Tamara non era specificato che fosse siciliana, in seguito mi hanno chiesto di improvvisare una calata siciliana. Fortunatamente sono riuscita a riprodurla a orecchio e poi, durante la prima stagione, mi sono messa a studiare con il mio amico regista e sceneggiatore Salvatore Fazio, prendendo il copione, mettendo gli accenti sulle parole e modificandole per renderle più siciliane. Sono arrivata alla seconda stagione avendo acquisito molta più padronanza della parlata siciliana e mi piace tantissimo riprodurla.

Tu fai un po’ da spalla a Francesca Chillemi, che rapporto si è creato con lei?

Abbiamo avuto la fortuna di lavorare insieme prima di entrambe le stagioni, ma durante la seconda ancora di più. Abbiamo preparato entrambi i personaggi nel migliore dei modi, cercando di capire come renderli ancora più tridimensionali. È stato un lavoro interessante sia pre che durante le riprese. Mentre giriamo le scene diamo vita a una coppia di amiche alle quali ci si affeziona immediatamente, che giocano a chi è più tosta delle due ma che, in fin dei conti, sono due tenerone, che si vogliono bene e che hanno un modo diverso di dimostrarselo.

E con Can Yaman com’è andata? È così impressionante come dicono?

È la nostra macchina da guerra in tutto. È sempre preparato, puntuale, lavora tantissimo per interpretare ogni personaggio. La sua grande preparazione non si limita soltanto all’interpretazione ma si mette alla prova anche fisicamente, non per niente farà Sandokan! Fa piacere lavorare con una persona come lui, che non si accontenta e cerca sempre di dare il massimo sul set. È il nostro big… Se prima c’era Big Jim, noi abbiamo il Big Can! (ride ndr.) È un fenomeno che sai che è grande ma non ti rendi conto di quanto lo sia fin quando non lo vedi in prima persona. Quando ho iniziato a lavorare con lui non avevo idea di che cosa significasse. Poi mi sono ritrovata, un giorno a Palermo, sommersa da un’orda di persone durante un aperitivo in cui era presente anche lui.

La prima puntata è andata benissimo, ha totalizzato circa 4 milioni di telespettatori. Perché secondo te “Viola Come il Mare” è un prodotto tanto amato?

In primis ci sono due attori che il pubblico ama tanto: Francesca e Can. Da quando vivo spesso in Sicilia mi sto accorgendo di quanto Francesca sia veramente amata dalle persone ed è una cosa molto bella. Can è conosciuto a livello mondiale e se qualcuno ci guarda dalle Filippine è grazie a lui. Poi credo che alla gente piacciano le storie d’amore. Io sono molto romantica e questo amore un po’ tormentato, che va avanti dalla prima stagione, credo abbia creato al pubblico un grande affetto verso tutti. Avvertiamo che i nostri fan ci vogliono bene e che il pubblico sia stato rapito da questo amore un po’ dannato e tormentato e tutti sono lì a sperare che prima o poi sbocci.

Hai più volte dichiarato che si è creato un legame forte con la Sicilia. Cosa ami di questa terra e cosa ti ha affascinato di più?

Penso che la Sicilia fosse nelle mie stelle. Prima di “Viola come il mare” non ero mai stata in Sicilia, adesso vivo più lì che a Roma. Non soltanto ho trovato il mio fidanzato, ma ci sono degli amici che sono diventati fratelli: uno di questi è Daniele Virzì, con cui ho condiviso la prima stagione. Quando lavoro a Catania per fare gli spettacoli teatrali, mi ospita per mesi ed è un coinquilino – fratello. L’accoglienza di questa terra è qualcosa che ti lascia a bocca aperta, è un affetto incondizionato, gratuito ed è un qualcosa che mi travolge appieno e mi riscalda il cuore. Amo vedere quanto non sia complesso il volere bene e il dimostrare affetto dei siciliani.

Delle tue precedenti esperienze, quali hai amato di più?

Sicuramente “Ritorno al crimine”, da lì è partito tutto. Il Laboratorio di arti sceniche diretto da Massimiliano Bruno è stato per me un grande trampolino. Se prima del laboratorio avevo fatto recitazione affiancandola agli studi, una volta iniziato ho avuto la possibilità di dedicarmi soltanto a quello e la recitazione è diventata la mia strada. Questa opportunità mi ha permesso di conoscere tante persone e di trovare un’agenzia. Ricordo che quando Massimiliano mi chiamò per propormi questa piccola parte, ma molto bella, non esitai un attimo. Vedere che il mio direttore artistico, insegnante e amico mi ha dato l’opportunità di mettere in pratica ciò che avevo imparato nella scuola mi ha reso felicissima. Lavorare con Massimiliano è stata una delle esperienze che porto più nel cuore.

Se potessi rubare un ruolo a una tua collega, quale sceglieresti?

Oddio! No, no, no! Non potrei mai! (ride ndr.) Lotto tantissimo quotidianamente per togliere questa competizione in cui questo lavoro ci mette quasi obbligatoriamente perché se un ruolo lo ottiene una non lo può prendere un’altra persona. Ma l’idea di pensare di prendere un ruolo che ha già fatto o sta facendo qualcun’altra non è una cosa che mi rispecchia. Credo nell’amicizia e penso che questo lavoro ci metta in una posizione di poter conoscere umanamente tante persone, perché recitando metti in mostra i tuoi sentimenti e ti permette di aprirti. Sarebbe assurdo non sfruttare queste occasioni per non creare dei legami reali e non ho mai provato o pensato di rubare un personaggio a nessuno, ma di trovare amici da portarmi nella vita.

Non c’è quindi un ruolo che hai amato e che ti sarebbe piaciuto interpretare da attrice?

Ce ne sono tanti. Uno di questi è sicuramente quello di Andrea Sachs, interpretata da Anne Hathaway, ne “Il Diavolo Veste Prada”. Mi è piaciuto molto ma non avrei voluto rubarglielo perché è troppo brava e super meritevole per pensare di poter ambire con lei ad avere lo stesso ruolo.

Per quanto riguarda i generi, ce n’è uno che prediligi?

La commedia è un genere che mi scorre nelle vene. Per me, trovare il tempo comico giusto è una delle cose più importanti e immediate che mi vengono come interprete, ma non voglio limitarmi a un genere soltanto. Magari tra venticinque anni ti potrei esprimere una preferenza, attualmente non me la sento visto che penso sia prematuro e ho ancora tanta voglia di esplorare i vari generi.

Se fossi una giornalista, che domanda faresti a Chiara?

Le chiederei quale sia il suo film Disney preferito e risponderei “Hercules”. La Disney è troppo importante per la mia vita! (ride ndr.)

Qualcosa riguardo la tua carriera invece?

Se ci sono stati momenti in cui ho pensato che questa scelta fosse troppo complicata per essere intrapresa fino in fondo.

Cosa risponderesti?

Risponderei che mi è stato sempre posto il problema dalle altre persone, ma non ho mai lasciato che ciò mi abbattesse o di dover cambiare strada perché troppo complicata. Recitare è sempre stato il mio sogno da quando ho cominciato, a nove anni per gioco, a fare teatro ed è diventato oggi il mio obiettivo e la mia realtà.

Questo portale si intitola la voce dello schermo. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Ho avuto la possibilità di entrare nelle case di tanti italiani, e non, grazie alla voce dello schermo. Credo sia una grandissima fortuna perché quest’arte a volte rischia di rimanere nascosta perché non tutti hanno la possibilità di essere al posto giusto e al momento giusto e per me ascoltare la voce dello schermo significa riuscire a far conoscere quella che è la mia arte e la mia passione alla gente. In fin dei conti è il motivo per cui facciamo questo lavoro: per arrivare agli altri.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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